Relazione introduttiva del Presidente di Giuria

Dieci anni fa la Facoltà, l’odierno Dipartimento di Architettura, e il generoso sponsor Dott. Paolo Fassa mi offrirono l’incarico di Presidente di giuria di questo premio, ruolo che accettai ben volentieri, non da ultimo, perché già da parecchi anni avevamo acquisito grande esperienza in materia, successo e contatti a livello internazionale che in un secondo tempo avrebbero potuto rivelarsi utili.


Anche se, nel corso degli anni, il Presidente della Giuria, per questioni di continuità, è rimasto lo stesso, i due membri esterni di ogni giuria si sono avvicendati di anno in anno con l’intento di rappresentare adeguatamente la vastità e l’universalità dell’argomento, il riferimento a contesti culturali diversi dai quali gli stessi componenti della giuria provengono e la necessità di comprendere il compito così importante per la nostra sopravvivenza del mestiere di architetto sia nella sua essenza sia per il lavoro specifico compiuto sul campo e così è stato.


Le opere realizzate in tutto il mondo sono diventate materiale didattico e questa tendenza è destinata a continuare anche in futuro.


L’undicesima edizione del Premio Internazionale Architettura Sostenibile ha registrato la partecipazione di 100 progetti provenienti da 22 nazioni dei 5 continenti.


La Giuria, a seguito di un’accurata valutazione delle opere durante la prima giornata di lavoro, ha selezionato 23 progetti ritenuti interessanti per la filosofia del Premio; da questa “shortlist” sono state individuate tre opere a cui sono state assegnate la medaglia d’oro e le due medaglie d’argento, come previsto dal bando di concorso.


La Giuria ha ritenuto inoltre opportuno nominare altre 6 opere meritevoli di una menzione d’onore per alcuni aspetti peculiari riguardanti i temi della sostenibilità.


I progetti premiati, pur appartenendo a contesti climatici e sociali profondamente diversi, risultano accomunati da un approccio low-tech e da budget ridotto, a dimostrazione di come la sostenibilità non sia necessariamente subordinata alla tecnologia più evoluta, a costi elevati o alla dimensione della scala d’intervento.


Altro aspetto in comune che emerge fra queste opere è la capacità d’integrarsi in maniera adeguata alle condizioni del contesto, fornendo risposte ottimali alle necessità di vita dei fruitori. Si tratta di architetture che si possono definire “appropriate”, perché nascono dalla piena conoscenza dei luoghi, dallo studio e comprensione del loro funzionamento e dal rispetto della cultura locale. Opere che modellano lo spazio in maniera funzionale alla regolazione climatica, impiegando le giuste strategie progettuali e offrendo approcci e chiavi di lettura dei temi di progetto adatti ad essere ripetuti in situazioni analoghe.

 

Thomas Herzog

 

La Giuria

Thomas Herzog, Presidente

Muck Petzet

Philippe Samyn

Luca Emanueli

Gianluca Frediani, Segretario